A Lanzarote, la più orientale delle Isole Canarie, il Parque Nacional de Timanfaya, un paesaggio tipico lunare lascia letteralmente di stucco il visitatore, si trova qui un paesaggio che parrebbe più tipico della Luna che terrestre, il risultato di eruzioni vulcaniche di appena 300 anni fa ma che, ininterrottamente per sei lunghi anni, con la propria lava e magma hanno dato vita a uno scenario da fantascienza in cui la vita continua a farsi strada, nonostante le oggettive difficoltà di sopravvivenza.
Bizzarre e fantasiose formazioni rocciose, strati di terra dal colore rossastro, arancione e giallo, in un luogo che non facciamo fatica a definire indimenticabile; il lungo processo eruttivo che ha dato vita al Parque Nacional de Timanfaya è stato uno dei più lunghi, persistenti e spettacolari del vulcanismo storico della Terra, tale da cambiare drasticamente la morfologia dell’isola, lasciandone quasi un quarto sepolta sotto una fitta coltre di lava e cenere.
Il paesaggio prodotto dall’attività vulcanica comprende un perimetro totale di 174 chilometri quadrati anche se l’area protetta come Parque Nacional de Timanfaya ne copre solo una superficie di 51 laddove si sono verificate le eruzioni più corpose ed importanti; il perimetro delle principali eruzioni è costituito da ampie aree di colate laviche invalicabili definite a scorrimento lento dovuto alla diversa viscosità, affiancate da lave che invece derivano da magma basico molto più fluido che solidifica formando una superficie liscia o con strutture a corde più o meno regolari.
Nonostante le emissioni vulcaniche abbiano consumato una delle frange agricole più produttive di Lanzarote, gran parte della nuova terra è divenuta incredibilmente fertile, il che ha portato ad una immediata conversione agricola, dedicata in buona parte, all’impianto di vigneti, le cui nuove colture hanno dato origine a paesaggi come la vicina città di La Geria, dove le viti sono praticamente sepolte nella sabbia dei vulcani e di cui vi parleremo approfonditamente nel prossimo appuntamento.






